Pubblicato da Shazarch il 18 Mar 2021

Arco Partico

Arco Partico

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Nella lunga storia delle guerre romano partiche, la battaglia del 9 giugno del 53 a.C. a Carre, nella Mesopotamia orientale (l’attuale Harran in Turchia), rappresenta una pesante sconfitta dell’esercito romano comandato da Marco Licinio Crasso. Muoiono ventimila soldati, molti sono fatti prigionieri, le insegne militari vengono consegnate al nemico. 

Negli anni successivi l’onta di questa disfatta spinge i romani cercare di riscattare l’onore militare. Ma Giulio Cesare viene  ucciso poco prima dell’inizio della campagna che stava organizzando contro i Parti, mentre Marco Antonio, che riprende lo stesso progetto di rivalsa e di espansione in Oriente, fallisce nell’impresa. 

E’ Ottaviano Augusto nel 20 a.C. a riottenere le insegne e i prigionieri rimasti, senza ricorrere ad una vera azione militare ma sfruttando strategicamente l’instabilità e i contrasti interni del regno parto per arrivare ad un accordo politico, favorevole ai propri interessi. Questo successo diplomatico viene poi celebrato, di fatto, come una vittoria militare. L’immagine dei Parti divulgata nelle monete e, più in generale, nell’iconografia dell’epoca è quella di un popolo sconfitto. Lo stesso Augusto nelle Res Gestae affermerà, in seguito, di aver costretto “i Parti a restituire il bottino e le insegne di tre eserciti romani e a supplicare umilmente l’amicizia del popolo romano”. La vittoria sui Parti, come avevano annunciato i Libri Sibillini, rappresenta il presupposto per l’inizio dell’età dell’oro, dell’Aureum Saeculum, e  nella propaganda augustea essa è trattata con enfasi,  esaltando  il ruolo del princeps vincitore, fautore della pace e garante della prosperità dell’impero, con il favore e il sostegno degli dei.

Al suo ritorno dall’Oriente, nell’ottobre del 19 a.C., Augusto è celebrato dal Senato anche con la dedica di un arco trionfale. Non è il primo. Cassio Dione ricorda che ad Augusto erano stati votati tre archi di trionfo: il primo per la vittoria su Sesto Pompeo a Nauloco nel 36 a.C., il secondo per la vittoria su Antonio e Cleopatra ad Azio nel 31 a.C., il terzo per la vittoria sui Parti. La posizione di questi archi nel Foro Romano e la loro struttura è, da tempo, oggetto di studi, interpretazioni controverse e ricostruzioni. 

Fonti scritte, testimonianze numismatiche e resti archeologici sembrano avvalorare l’ipotesi più diffusa secondo la quale l’Arco Partico di Augusto sarebbe stato eretto nella parte sud-orientale del Foro, accanto al Tempio del Divo Giulio, tra quest’ultimo e il Tempio dei Castori. Sul lato opposto del Tempio del Divo Giulio si troverebbe, forse, l’Arco Aziaco, che celebra la vittoria di Azio, ovvero la conclusione delle guerre civili della tarda repubblica e l’acquisizione del potere da parte di Ottaviano, con il passaggio al principato e l’acquisizione del titolo di Augusto nel 27 a.C.

La quinta edilizia formata dal tempio, inaugurato nel 29 a.C., e dai due archi laterali ad esso ridefinisce, in questa ipotesi, l’immagine del lato orientale del Foro, pone in secondo piano edifici più antichi come la Regia e il Tempio di Vesta, racconta i trionfi di Augusto, segna l’appropriazione di uno spazio nel Foro, riservato ora al princeps e alla sua dinasta.

Le fondazioni ritrovate, accanto al lato meridionale del Tempio del Divo Giulio, rimandano ad una struttura a tre fornici. Tuttavia le fonti iconografiche non sono concordi nel restituire un’unica immagine dell’Arco Partico.  Di fatto, anche le forme degli archi di Augusto nel Foro, come la loro disposizione, le reciproche relazioni ma anche le ragioni stesse della loro scomparsa, sono temi di scavo analitico, decifrazione e confronto.

Per l’Arco Partico, oltre alla forma delle fondazioni e ad alcuni resti, la ricostruzione dell’alzato, ovvero del  volume e dei prospetti, si è avvalsa, spesso, di una moneta coniata dalla zecca di Roma intorno al 16 a.C. - , quando il magistrato che sovraintendeva a quest’ultima era il triunviro L.  Vinicius  - , che mostra, sul rovescio, l’arco edificato per il trionfo sui Parti. Sulla base di questa rappresentazione gli elementi fondamentali che compongono l’arco sono: il fornice centrale, più alto, voltato e sormontato da un attico sul quale si innalza la quadriga dell’imperatore trionfante; due fornici laterali, più bassi, architravati e dotati di timpani triangolari, su ognuno dei quali si erge una statua che raffigura il ”barbaro” sottomesso, forse nell’atto di restituire le insegne.

Con questo arco si confronterà, molti anni dopo, dalla parte opposta del Foro, un altro arco, diverso per struttura e dimensioni, dedicato a Settimio Severo e ai suoi figli per celebrare gli esiti di altre campagne partiche e raccontare una storia nella quale, insieme alle vittorie, emerge anche una nuova concezione del potere imperiale.