Pubblicato da Shazarch il 18 Mar 2021

Domus Augustana

Domus Augustana

PhysicalObject

Il complesso

Se oggi usiamo il termine palazzo per indicare un edificio di grandi proporzioni e decoro è anche grazie al palazzo imperiale sul colle Palatino, che, per volontà dell’Imperatore Domiziano, fu ampliato a dismisura arrivando a coincidere con l’intero colle.

Il complesso viene generalmente distinto in tre settori, denominati: Domus Flavia, Domus Augustana e Stadio Palatino. Anticamente, il complesso monumentale era frutto di un progetto unitario identificato con il solo nome di Domus Augustana, ovvero la residenza dell’imperatore, lasciando sottintendere la volontà di Domiziano di affermare la continuità con quella del primo principe, Augusto, fondatore dell’Impero.

Anche la scelta del luogo non è casuale e riflette il proposito di Domiziano di riallacciarsi al glorioso passato di Roma. Il Palatino, situato al centro del sistema di colline che formano la città, è stato il luogo in cui fin da principio si stabilì il potere. È qui che Romolo diede inizio a tutto, fondando il 21 aprile 753 a.C. la città di Roma; ed è qui che i personaggi più eminenti del periodo Repubblicano possedevano una residenza, ed è sempre in questo luogo che Augusto, fondatore dell’Impero, decise di risiedere stabilmente.

I lavori furono avviati nell’81 d.C., non appena Domiziano fu acclamato imperatore, affidando il progetto all’architetto Rabirio, e furono terminati nel 90-92 d.C. La residenza imperiale sorge su una precedente abitazione, rispettandone l’organizzazione degli spazi, ma risultando incredibilmente più lussuosa e sfarzosa, insomma degna di appartenere ad un personaggio che amava farsi chiamare dominus et deus (signore e dio).

Dal punto di vista architettonico, il palazzo di Domiziano, si presenta, per la prima volta dopo poco più di mezzo secolo di Impero, come una struttura organica ed omogenea proponendo tutte le risposte funzionali alle esigenze politiche e di rappresentanza del principe che nel corso degli anni si erano andate via via manifestando e codificando.

Oggi noi possiamo ammirare soltanto i resti di quella che un tempo fu un’imponente residenza, ma grazie alle lodi tessute dai poeti di corte, Marziale e Stazio, possiamo provare a catturare un riflesso dei sentimenti che la vista di questa immensa struttura doveva far scaturire. “La sua estensione era talmente vasta che gli occhi facevano fatica a guardarla tutta, l’altezza delle piramidi era ben poca cosa in confronto a quella del palazzo imperiale che sembrava fosse alto quanto tutti e sette i colli di Roma messi uno sopra l’altro. Innalzata al livello delle stelle, al di là delle nuvole”. Queste parole, pur essendo frutto di un’adulazione, possiedono un fondo di verità: l’estensione del palazzo doveva raggiungere i 49.000 mq e quanto resta della sua facciata, si eleva per 15 metri. Se si aggiunge poi che l’imponenza dell’edificio veniva accresciuta dal fatto che vi si arrivava dal basso lo stupore era assicurato.

La Domus Augustana

Le fonti antiche ci tramandano che Domiziano amava passeggiare fino “all’ora del sonno” solo e in disparte tra i portici della sua residenza. Le evidenze archeologiche presenti nel complesso palaziale, composto dalla Domus Flavia, dalla Domus Augustana e dallo Stadio Palatino, sembrano confermarcelo. Chissà quale di questi fu quello che Domiziano, ormai tormentato da possibili aggressioni, fece rivestire di feningite: un marmo trasparente come l’alabastro, così rilucente da riflettere come uno specchio quello che accadeva alle sue spalle.

L’area immediatamente accanto alla Domus Flavia è costituita da due enormi peristili, non molto bene conservati. Quello posto più a nord è particolarmente mal messo e spuntano dal terreno alcune fondazioni di strutture delle quali però non abbiamo sufficienti informazioni. L’altro peristilio presentava un bacino ornamentale, al centro del quale, in un’epoca successiva, fu costruito un tempietto accessibile tramite un ponte in muratura.

Con molta probabilità è da riconoscere in uno dei due peristili la cosiddetta “corte di Adone”, in cui Domiziano ricevette il filosofo, neo pitagorico e mago, Apollonio di Tiana. Il giardino era forse così chiamato perché decorato con fiori e piccole piante cresciuti in vasi d’argilla senza radici né frutti, fragili ed effimeri come la vita e il destino di Adone. In questo giardino doveva trovarsi anche un tempietto dedicato alla dea, protettrice dell’imperatore, Minerva.

Da qui si prosegue verso le strutture del palazzo che si articolano su due piani, di cui uno seminterrato. Affacciandovi sul piano inferiore vedrete un terzo peristilio sul quale aprivano numerosi ambienti che purtroppo non sono accessibili al pubblico. Con molta probabilità si trovavano qui gli appartamenti privati dell’imperatore e della sua corte.

Si tratta dei luoghi in cui l’Imperatore visse con sua moglie Domizia Longina fino al 96 d.C. e con il loro unico figlio, morto bambino. Per un breve periodo, dopo aver ripudiato sua moglie accusata di tradimento, visse qui da solo. In realtà fu lui a tradire la moglie numerose volte con altrettanti amanti, tra cui spicca sua nipote Giulia, figlia di suo fratello Tito, costretta più volte ad abortire, una delle quali le fu fatale.

In questo labirinto di stanze devono trovarsi anche il cubicolo da cui l’imperatore assisteva, sdraiato sul suo letto, lontano dalla folla, alle corse che si svolgevano nel Circo Massimo. Sempre in questi ambienti, in una costante ricerca della solitudine, doveva ritirarsi in una sorta di studiolo, intimo ed isolato, per dedicarsi alla scrittura. Infine tra questi muri deve trovarsi la stanza da letto dell’imperatore dove perse tragicamente la vita il 18 settembre del 96 d.C., trafitto da sette pugnalate. Nulla poté contro la furia dei congiurati, nessuno riuscì a proteggerlo: né Minerva, la sua dea protettrice, né il pugnale con il quale era solito dormire, né i suoi servitori che si rivelarono  essere i primi traditori.