Pubblicato da Roberto D'Autilia il 09 Dic 2021

Basilica di Santa Maria in Trastevere

Santa Maria in Trastevere

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La basilica di Santa Maria in Trastevere è il più importante luogo di culto cattolico del rione Trastevere a Roma, sede dell'omonima parrocchia, ed è situata in piazza di Santa Maria in Trastevere.

La basilica, secondo la tradizione, venne fondata da papa Callisto I (217-222), nel luogo in cui dal terreno sgorgò dell'olio, e compiuta da Giulio I (337-352).

Durante l'VIII e il IX secolo, vennero aggiunte le navate laterali, risistemato il presbiterio e scavata la confessione, nella quale furono poste le spoglie di alcuni martiri tra cui quelle di san Callisto, fondatore della basilica.

La struttura architettonica attuale risale alla ricostruzione effettuata nel 1138-1148, con materiale in parte di spoglio proveniente dalle Terme di Caracalla, e voluta da papa 

Innocenzo II (1130-1143). Il pontefice non riuscì a vedere il compimento e la decorazione della basilica, ma lasciò, tuttavia, i mezzi economici necessari per condurre a termine i lavori.

Nel XVI secolo, il cardinale austriaco Marco Sittico Altemps fece realizzare la Cappella della Madonna della Clemenza e alcune di quelle laterali su progetto di Martino Longhi il Vecchio.

Nel 1702, papa Clemente XI fece riedificare il portico e modificare la facciata su progetto di Carlo Fontana.

Durante il pontificato di Pio IX, tra il 1866 ed il 1877, la chiesa fu sottoposta ad un articolato restauro per opera dell'architetto Virginio Vespignani.

La facciata a salienti, preceduta dal portico progettato da Carlo Fontana (1702), conserva nella parte superiore un mosaico del XIII secolo in cui Maria in trono che allatta il Bambino è affiancata da dieci donne recanti lampade.

Sulla sommità del campanile romanico, si vede, in una nicchia, un mosaico raffigurante la Madonna col Bambino.

All'interno, a tre navate su colonne ioniche e corinzie architravate, si notano il bel soffitto ligneo, disegnato da Domenichino (autore anche dell'Assunzione al centro) e alcune pitture risalenti al restauro del XIX secolo, sotto papa Pio IX. Nella prima cappella della navata destra si trova Santa Francesca Romana di Giacomo Zoboli mentre nella seconda cappella la Natività di Étienne Parrocel. La quarta cappella era dedicata a San Federico di Utrecht e nel 1651, quando titolare della basilica era il cardinal Federico Corner (1579-1653), iniziarono i lavori di sistemazione: la pala d'altare fu dipinta da Giacinto Brandi e raffigura il martirio di San Federico; il quadro è conservato nell'ufficio del parroco dal XVII secolo per proteggerlo dall'umidità. Nella cappella vi era una copia del dipinto realizzata da Arcangelo Spagna, allievo del Brandi.

La prima cappella della navata sinistra è la cappella Avila, con stucchi in stile barocco di Antonio Gherardi (1680). Tra la quarta e la terza cappella v'è la tomba di Innocenzo II opera dell'architetto Virginio Vespignani che tra il 1866 e il 1877 eseguì un restauro stilistico della chiesa. Nella terza cappella lunette, soffitto e pala d'altare di Ferraù Fenzoni.

Tra le altre opere d'arte si segnala l'icona della Madonna della Clemenza o Madonna Theotókos, preziosissimo esemplare risalente forse al VI secolo (ma alcuni storici suppongono all'VIII), dalla rigida frontalità e i colori smaglianti messi in relazione con il primo strato di affreschi della chiesa di Santa Maria Antiqua. La cappella Altemps risale alla fine XVI secolo.

La basilica ospita le reliquie di san Giulio I e le salme di san Callisto I e Innocenzo II.

Mosaici del presbiterio

Nella conca dell'abside si può ammirare un mosaico raffigurante la Vergine e Cristo assisi sullo stesso trono (XII secolo), ornato, nella parte inferiore, da Storie della Vergine, sempre a mosaico, opera di Pietro Cavallini (1291).

Secondo un'accreditata ipotesi (Ernst Kitzinger) l'iconografia del catino absidale è probabilmente allusiva alla grande processione che nel medioevo si teneva a Roma la notte dell'Assunta. In questa occasione l'icona acheropita del Salvatore dal Laterano veniva solennemente condotta a Santa Maria Maggiore, al cospetto della celebre icona della Salus populi romani. Quasi un abbraccio tra Madre e Figlio. La processione peraltro prevedeva una tappa intermedia presso un'altra importante chiesa mariana, Santa Maria Nova presso il Foro romano (attuale Santa Francesca Romana). Anche qui vi era un incontro tra icone, custodendo anche questa chiesa una venerata immagine della Vergine. Ed è forse proprio questa seconda icona che fa da modello alla raffigurazione della Vergine nel mosaico trasteverino. La tesi di Kitzinger è basata, oltre che su assonanze stilistiche tra la decorazione musiva e le citate icone (specie tra il volto di Cristo del mosaico e l'acheropita lateranense), sul fatto che entrambe le figure centrali del mosaico hanno in mano dei cartigli con passi del Cantico dei Cantici. È documentato che durante la processione dell'Assunta si cantassero (come ancora oggi) antifone e sezioni da questo Libro della Bibbia.

Organi a canne

Nel transetto, in ampie cantorie gemelle splendidamente intagliate e dorate con cassa e prospetto e tre campate risalenti al XVI secolo, sono posti due interessanti strumenti di epoche e concezioni assolutamente diverse tra loro.

In cornu Epistulae trova posto un organo del 1702 costruito dall'organaro romano Filippo Testa in sostituzione di un precedente strumento cinquecentesco del veneto "Venerio de Legge". È dotato di un'unica tastiera di 53 note con prima ottava corta e pedaliera a leggio di 17 note unita al manuale e senza registri propri.

In cornu Evangelii c'è un organo del 1911 della casa francese Mutin Cavaillé-Coll. È dotato di due manuali di 56 note e pedaliera dritta di 27.

La basilica in letteratura

La chiesa antica, biografia romanzata di papa Innocenzo II di Carlo Emilio Gadda, si riferisce proprio alla basilica di Santa Maria in Trastevere, che Innocenzo II stesso fece ricostruire. Il racconto, caratterizzato da toni spesso giocosi e popolani (Gadda usa anche i vari dialetti, secondo la sua prassi stilistica), andrà poi a confluire nella raccolta Il castello di Udine.