Pubblicato da Shazarch il 18 Mar 2021

Tempio dei Castori

Tempio dei Castori

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La fondazione di questo tempio, nella parte sud-orientale del Foro Romano, ai piedi del Palatino, tra la Fonte di Giuturna e il Vicus Tuscus, celebra un’importante vittoria della Repubblica Romana e quelli cha sono visti come i suoi artefici divini.

Nella battaglia del Lago Regillo (499 o 496 a.C.), Aulo Postumio Albo, comandante e dittatore romano, combatte e vince la Lega Latina, alla quale si era unito Tarquinio il Superbo, dopo essere stato cacciato da Roma. E’ uno scontro decisivo per la difesa della giovane Repubblica Romana, in primo luogo da ogni tentativo di restaurazione del regime monarchico. Tito Livio dice che Postumio aveva promesso di votare un tempio a Castore in caso di vittoria. Dionigi di Alicarnasso racconta che due giovani cavalieri, di straordinaria bellezza e statura, si erano posti alla testa della cavalleria romana e avevano messo in fuga i nemici. Erano stati visti poi, lo stesso giorno, nel Foro Romano, mentre abbeveravano i loro cavalli al Lacus Juturnae, presso il Tempio di Vesta, e avevano dato la notizia della vittoria dei Romani. L’epifania di Castore e Polluce nella battaglia è importante quanto l’annuncio della vittoria, essi sono contemporaneamente salvatori e araldi. Rappresentano anche, nel caso specifico, il contributo dato dagli equites romani al buon esito del conflitto. Di fatto, con la fondazione del tempio “si celebrava l’aristocrazia e il suo ruolo di salvaguardia della neonata Repubblica” (A. Carandini).

Inaugurato nel 484 a.C. dal figlio di Postumio, accanto al luogo dell’apparizione, il Tempio dei Castori è una delle costruzioni più antiche del Foro romano, un edificio che ha una centralità crescente nella vita pubblica, utilizzato non solo come luogo di culto, oggetto di diversi cambiamenti e risignificazioni nel tempo.

Il suo ruolo politico cresce negli anni della Repubblica, insieme ai cambiamenti nella topografia del Foro, al trasferimento progressivo di funzioni che dal Comitio passano a quest’ultimo.  Il Tempio dei Castori diventa un “polo della nuova struttura civica, centrata nel settore orientale del Foro” (F. Coarelli). E’ sede di riunioni del Senato, luogo di pubblici dibattiti, di assemblee e consultazioni popolari. E’ il punto di arrivo della parata annuale dei cavalieri (transeuctio equitum). Accoglie diverse attività negli spazi aperti nel podio: botteghe, depositi di monete, l’Ufficio dei pesi e delle misure. Diventa anche arsenale e rifugio per Clodio nei tumultuosi tempi della tarda Repubblica.

Usi, significati e importanza del tempio spiegano le trasformazioni che sono via via apportate alla struttura originaria. Il tempio è all’inizio un edificio massiccio con un profondo  portico a quattro colonne e una cella a tre stanze. Nel II secolo, lo spazio del portico è ridotto per la costruzione della tribuna, raggiungibile da scale laterali, e viene modificata soprattutto la facciata, probabilmente composta allora da sei colonne. Nel 116 a.C. Lucio Cecilio Metello Dalmatico, con i proventi delle guerre in Dalmazia, fa ricostruire il tempio che assume forme ancora più imponenti: un alto podio, una tribuna più ampia, otto colonne in facciata, un’unica cella quadrata, un colonnato continuo sui lati, ad eccezione forse del lato posteriore.

Ciò che resta oggi del Tempio dei Castori appartiene soprattutto alle modifiche di epoca imperiale, anche se nel podio sono riconoscibili tracce degli interventi precedenti.  Le tre colonne corinzie sormontate da un tratto di architrave risalgono all’età augustea. E’ il futuro imperatore Tiberio, l’erede designato da Augusto, a ricostruire il tempio, probabilmente dopo l’incendio che aveva coinvolto il Foro nel 14 a.C. L’edificio ricalca nella sua struttura quello metelliano, anche se è decisamente prostilo e realizzato con materiali e decorazioni più preziosi. Inaugurato nel 6 a.C. viene dedicato da Tiberio a se stesso e al defunto fratello Druso. La nuova dedica è il segno dei nuovi tempi. Il mito di Castore e Polluce viene utilizzato per rappresentare la devozione fraterna e la pietas di Tiberio nei confronti di Druso. L’armonia dei Castori  protegge la transizione del potere attraverso la successione dinastica e la loro particolare forma di divinità si estende alla famiglia imperiale. Per quest’ultima Tiberio rivendica un monumento che aveva avuto un’importante funzione politica nella tarda Repubblica ma anche un mito di fondazione che la unisce alle grandi vittorie militari nella storia della prima Repubblica. Ancora una volta Augusto e i suoi successori sfruttano i significati simbolici evocati da un monumento di età repubblicana per instaurare e consolidare una nuova forma di governo.

Caligola più tardi, secondo le testimonianze letterarie antiche, deciderà di collegare il tempio al suo palazzo su Palatino, facendolo diventare il vestibolo della propria dimora, posta così sotto la protezione di Castore e Polluce. I resti attuali della scala frontale, che risalgano all’età tardo imperiale, accennano alla sostituzione della tribuna con un’ampia scala frontale e introducono ad un altro momento della lunga storia di questo edificio.

Fonti

Filippo Coarelli, Il Foro Romano Periodo repubblicano e augusteo, Roma, 1985, vol. II, p. 199.

Andrea Carandini (a cura di), Atlante di Roma antica, Milano, 2012, vol. I, p. 157.