Pubblicato da Shazarch il 18 Mar 2021

Tempio di Antonino e Faustina

Tempio di Antonino e Faustina

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L’Historia Augusta racconta che tre anni dopo l’inizio del suo impero, Antonino Pio, nel 141 d.C., aveva perso la moglie,  Annia Galeria Faustina, e che il Senato aveva decretato la divinizzazione dell’Augusta imperatrice con la dedica di un tempio e di giochi circensi, di sacerdotesse e di statue. L’edificio di culto della Diva Faustina viene costruito all’ingresso del Foro Romano, in un’area posta lungo il lato settentrionale della Via Sacra, accanto alla Basilica Emilia e di fronte alla Regia, orientato verso il Tempio di  Vesta. 

Diverse interpretazioni sono state formulate a proposito di questo spazio, del suo aspetto e degli usi precedenti la costruzione del tempio. Esso è comunque l’esito di una scelta che differenzia  Antonino rispetto ai suoi predecessori, i quali, dopo Domiziano, avevano privilegiato altre parti della città per la costruzione di luoghi di rappresentanza e celebrazione. Il ritorno di Antonino al Foro è sostenuto dal senato verso il quale, diversamente da Adriano, il nuovo imperatore ha un atteggiamento di maggiore rispetto e considerazione. Ma esprime anche altri significati. Antonino è il successore designato da Adriano, il degno erede alla guida dell’impero non per legami familiari ma per meriti, come racconta anche Cassio Dione, l’ottimo principe la cui adozione è legittimata dalle virtù personali che lo contraddistinguono, dalla condotta nella vita privata e dalle azioni di governo compiute. E’ l’imperatore che lo stesso senato definisce Pio per la dedizione mostrata nel sostenere la divinizzazione di Adriano, di cui Antonino porta a compimento il Mausoleo e dove vuole che siano traslate anche le sue ceneri. La pietas a lui associata è devozione per gli dei, la patria, gli antenati. Essa si manifesta anche nella valorizzazione di tradizioni e di culti legati al passato glorioso e alle origini divine della città, ovvero nel rispetto della religione antica che diventa parte di un programma politico nel quale la grandezza e l’eternità della Roma arcaica, insieme alla pace, sono garantite dalla continuità dinastica.  

Non è un caso allora che l’imperatore paragonato a Numa Pompilio, per il suo attaccamento alla religione, alla giustizia e alla pace, scelga per il culto della Diva Faustina una zona particolare nell’ambito del Foro: lungo un asse sacro, accanto a importanti edifici antichi della tradizione romana come la Regia, residenza dei re di Roma e del pontifex maximus,  o di culto, come il Tempio di Vesta, dea della casa e del focolare domestico, dove le Vestali, che avevano la loro dimora nella Casa annessa, custodivano il fuoco sacro e altri simboli religiosi della comunità, la cui permanenza era garanzia dell’esistenza stessa di Roma.  

Anche l’immagine della moglie dell’imperatore viene legata ad antichi culti e, al di là dei meriti reali, è innalzata a simbolo della virtù coniugale, dell’unità della famiglia e della cura generosa dei più bisognosi, in particolare delle fanciulle orfane, per le quali Antonino istituisce uno speciale  contributo (il Puellae Faustinae) nel nome della Diva Augusta. Poi, quando vent’anni più tardi, dopo la  morte dell’imperatore nel 161, al culto di Faustina si unirà anche quello di Antonino nello stesso tempio, le due divinità imperiali - la cui apoteosi è raffigurata nella base della colonna Antonina -  rappresenteranno insieme continuità dinastica e pietas religiosa, vigileranno sulla sicurezza della famiglia imperiale e, di conseguenza, dell’impero stesso.

Il Templum Divi Antonini et Divae Faustinae si distingueva all’epoca della sua costruzione per l’eleganza, i materiali pregiati e l’eccellente fattura. La sua facciata si rifaceva probabilmente, anche se con dimensioni diverse ed uno stile meno ornato, al Tempio di Vespasiano e Tito, l’ultimo edificio di culto imperiale e dinastico costruito, prima del Tempio di Antonino e Faustina, nella parte opposta del Foro Romano. Lastre di marmo bianco  rivestivano le superfici dell’alto podio e della cella le cui strutture erano fatte di blocchi di peperino. Una scalinata, con un altare al centro, portava al portico delimitato in facciata da sei colonne in marmo cipollino con capitelli corinzi e basi attiche in marmo bianco. Sui lati lunghi il fregio era decorato con grifoni, ghirlande e motivi vegetali. Il frontone era ornato da un rilevo e da acroteri ai lati e al centro, come testimoniano diverse monete, a partire dall’aureo  coniato nell’anno della morte di Faustina Maior, sulle quali si basano ipotesi interpretative e ricostruzioni.

I resti del Tempio fanno parte oggi della chiesa di San Lorenzo in Miranda, nelle forme che quest’ultima assume con la ricostruzione degli inizi del 1600. Le fonti attestano la presenza della chiesa nell’XI secolo ma il tempio potrebbe essere stato destinato a questo scopo già nel VII-VIII secolo. Permanenze e trasformazioni dell’antico edificio si intrecciano da allora con quelle legate ad una nuova destinazione d’uso e a un diverso, mutevole contesto, non solo fisico ma anche simbolico.

Historia Augusta  

“Tertio anno imperii sui Faustinam uxorem perdidit, quae a senatu consecrata est delatis circensibus atque templo et flaminicis et statuis aureis atque argenteis, cum etiam ipse hoc concesserit, ut imago eius cunctis circensibus poneretur”. 

Historia Augusta, Antonini Pius Iuli Capitolini, VI, 7.

 

“On the death of his wife Faustina, in the third year of his reign, the senate deified her and voted her games and a temple and priestesses and statues of silver and of gold”.

Historia Augusta
Antonino Pio