Pubblicato da Shazarch il 18 Mar 2021

Tempio di Saturno

Tempio di Saturno

PhysicalObject

Ai piedi del colle del Campidoglio, accanto alla salita - il Clivus Capitolinus - che conduce ad esso, lungo un tratto del Vicus Jugarius e in prossimità di un antica Ara Saturni: sono queste le prime coordinate spaziali del Tempio, uno degli edifici più antichi del foro romano. E’ dedicato al dio dell’agricoltura e della ricchezza, a Saturno, che i romani identificavano con Kronos, fuggito dalla Grecia per stabilirsi poi in questi luoghi e diventare, in miti e leggende, il simbolo di un periodo aureo, un’aurea aetas di abbondanza, priva di conflitti e diseguaglianze sociali. Celebrata dai Saturnali e capace anche di spiegare, come affermano Macrobio e Tacito, la scelta di conservare qui il tesoro romano. Il Tempio di Saturno, è, infatti, fin dalla sua consacrazione in età repubblicana, sede dell’Aerarium Populi Romani: per la sua posizione, “in un sito forte, munito di ripa d’ogni intorno, luogo molto sicuro alla custodia del tesoro pubblico” e anche “per l’opinione che i Romani avevano nel tempo di quel dio, nel secolo da loro detto felice, (in cui) non fosse ancora trovato, né conosciuto il furto; credendo perciò che sotto la sua protezione e tutela dovesse star sicuro e ben guardato”. Nell’erario si conservano i proventi delle imposte, dei tributi, delle vendite di cose pubbliche, delle indennità di guerra, i contratti pubblici, i conti finanziari dei magistrati, i registri censori, i testi delle leggi e dei senato-consulti, i protocolli delle elezioni e dei giuramenti dei magistrati. Esso custodisce il tesoro di stato e un archivio, di documenti non solo finanziari, la cui storia si intreccia con quella del Tabularium, le insegne militari e, almeno fino alla fine della repubblica, la bilancia ufficiale per la pesatura del metallo non coniato. Gestori del tesoro pubblico e responsabili dell’archivio nel periodo repubblicano sono due quaestori urbani,  magistrati dipendenti dal senato. Ma i cambiamenti successivi nell’amministrazione dell’Aerarium Saturni raccontano della rottura con il sistema repubblicano operata da Ottaviano, che introduce le figure dei prefetti nel 28.a.C e, pochi anni dopo, dei pretores aerari;  rimandano alla organizzazione del fisco ai tempi dell’imperatore Claudio, che reintroduce i quaestores ma nominati dal principe; mostrano il ruolo crescente che quest’ultimo assume nella gestione dell’erario e i cambiamenti apportati via via nell’amministrazione finanziaria e nei servizi, compresi l’archivio, fino alla riforma neroniana del 56 d.C., che dà uno statuto di lungo periodo ai due praefecti aerari Saturni. L’importanza stessa dell’erario muta nel tempo rispetto al fisco imperiale, dove convergono sempre maggiori entrate, fino a quando l’aerarium Saturni, si riduce, nel III secolo d.C., a cassa municipale della città di Roma.

Nulla sembra essere rimasto oggi del tempio degli inizi, l’originaria costruzione che significativamente segna, nel tempo compreso tra la sua realizzazione e la sua consacrazione, il passaggio dal periodo monarchico a quello repubblicano. Le fonti antiche collocano la dedica, ovvero l’inaugurazione, dell’Aedes Saturni in un periodo compreso tra il 501 e il 493 a.C., e permettono di ipotizzare che la sua edificazione sia iniziata verso la fine del dominio dei Tarquini. Ciò che resta appartiene a due intervalli cronologici ben definiti ma alquanto distanti l’uno rispetto all’altro.

L’alto podio è conservato su tre lati. Realizzato in opera cementizia, era rivestito di blocchi di travertino in opera quadrata e utilizzato per l’affissione di documenti pubblici, come mostrano i fori distribuiti sulla superficie. Su questo imponente basamento, da cui si accedeva, secondo alcune ricostruzioni, anche alle stanze dell’erario, poggiava il tempio probabilmente prostilo, raggiungibile mediante una scala posta lungo la facciata. Il suo rifacimento, iniziato nel 42 a.C. da Lucio Munazio Planco si inscrive nell’antica tradizione secondo la quale i viri thriumpales erano soliti costruire o restaurare degli edifici pubblici utilizzando i bottini accumulati durante le campagne militari. Nel caso specifico sono le vittorie ex Raetis ed ex Gallia di Munazio Planco che, all’inizio del 42 a.C., assume la carica di console insieme a Lepido. Ma la possibile conclusione dei lavori dopo la vittoria di Ottaviano su Antonio ad Azio, nel 31 a.C., permette di ricondurre questo edificio anche all’interno del programma di rinnovamento dei fori promosso dal nuovo princeps, di associare gli interventi per il Tempio di Saturno, nel passaggio dall’età repubblicana a quella imperiale, alle riforme augustee nell’amministrazione dell’erario già citate. Del resto, la testimonianza di Macrobio, relativa alla presenza dei tritoni come acroteri - tema iconografico della celebrazione delle vittorie navali di Ottaviano, in particolare quella di Azio - sul frontone del tempio (tritona cum bucinis fastigio Saturni Aedis superpostos), indica l’introduzione di elementi propri di una propaganda ufficiale condotta per imagines. 

Le otto colonne del pronao, con capitelli ionici a quattro facce, l’architrave e ciò che resta del frontone appartengono, invece, ad un altro momento della storia di questo edificio, ad una nuova ricostruzione nel IV secolo d.C., questa volta dopo un incendio, come dimostra l’iscrizione leggibile sul fregio esterno dell’architrave. Diversi elementi - cornici, decorazioni, basi, componenti della trabeazione - provengono da altri luoghi, raccontano di materiali edilizi reimpiegati, ovvero una storia e una pratica fatte di abbandoni e riusi,  di stratificazioni e risignificazioni, nella quale si mescolano spazi e tempi.