Pubblicato da Shazarch il 18 Mar 2021

Tempio di Vespasiano e Tito

Tempio di Vespasiano e Tito

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Tempio di Vespasiano e Tito

Il Tempio dedicato all’imperatore Vespasiano, iniziato dal figlio Tito nel breve periodo del suo impero e portato a termine dal fratello Domiziano, suo successore, è collocato nella parte nord-occidentale del Foro, alla base del Colle Capitolino, a ridosso del Tabularium, tra il Tempio della Concordia e il Portico degli Dei Consenti, in uno spazio modesto ma ricercato proprio in quell’area. 

Vespasiano è l’iniziatore della gens flavia. E’l’imperatore  che, dopo la morte di Nerone, la guerra civile e la rapida successione di tre imperatori (Galba, Otone e Vitellio), garantisce il  ritorno all’ordine e alla normalità, assicura la centralità di una Roma pacificata al suo interno e il suo dominio nell’impero.  E’ un homo novus, un militare di origini modeste che non fa parte dell’aristocrazia senatoriale e, rispetto agli imperatori della dinastia giulio-claudia, non può vantare antenati illustri come Giulio Cesare, o mitici come Enea. E se l’immagine che egli offre di sé, come racconta anche Svetonio, si fonda su questa semplicità, sui principi della probità e della parsimonia, la sua divinizzazione, dopo la morte nel 79 d.C., segna l’inizio di una esaltazione della dinastia, avviata da Tito e perseguita con maggiore forza da Domiziano, durante il suo impero tra l’81 e il 96.  

Per il Divus Vespasianus viene costruito, dunque, un tempio dentro il Foro Romano, posto, non a caso, in relazione a quello che Augusto aveva dedicato a Cesare, nel luogo della sua cremazione. Il Tempio di Vespasiano è “un pendant quasi perfetto, o almeno quanto lo permetteva il preesistente Tempio della Concordia, dell'aedes Divi Iulii : i fondatori delle due dinastie si venivano a fronteggiare nell'area forense, richiamando subito agli occhi della turba forensis ed ai partecipanti agli

iudicia la maiestas dei capostipiti delle due casate succedutesi nell'imperium.” (M. Torelli).

La simmetria stabilita tra il nomen Flavium e il nomen Iulium ribadisce la legittimità del passaggio dei poteri dai Giulio-Claudi ai Flavi, che come i primi sanno assicurare a Roma ordine e magnificenza.  E se l’apoteosi e il culto imperiale hanno come precedenti Cesare, Augusto e Claudio, con Domiziano, a cui spetta la divinizzazione del fratello Tito, questo culto viene elaborato più marcatamente in  chiave dinastica, celebrando la gens flavia  non solo nel Tempio di Vespasiano e in altri edifici - come il Divorum nel Campo Marzio o il Templum Gentis Flaviae sul Quirinale -, ma anche in un programma edilizio di ampia scala che comprende diversi luoghi della città. 

Il Tempio di Vespasiano, dedicato secondo fonti tarde anche a Tito, fa parte dei cantieri che Domiziano eredita dal fratello, se non dal padre, e il suo completamento, prima dell’87, vuole essere espressione di continuità politica. Esso si integra poi nel sistema più ampio degli interventi voluti da Domiziano nel Foro Romano: dal Portico degli Dei Consenti, ad esempio, all’Equus Domitiani, la grande statua equestre che, posta al centro della platea forensis, proprio tra il due templi di Cesare e di Vespasiano, ridefinisce le relazioni visive e simboliche tra edifici preesistenti, ponendo al centro la figura del nuovo dominus.

 

I resti di oggi ci raccontano di un tempio di modeste dimensioni ma sontuoso. La sagoma ancora visibile delle fondamenta consente di risalire alla sua superficie. Ciò che rimane del podio e le tre colonne corinzie, alte quindici metri e poste nell’angolo settentrionale del pronao, rimandano ad un tempio esastilo, con sei colonne in facciata e due laterali. I capitelli e il fregio laterale, nel quale sono raffigurati oggetti rituali, alludono ad un apparato decorativo importante e ad una lavorazione di qualità. I frammenti di iscrizione sulla parte di architrave esistente testimoniano -, secondo una trascrizione del IX secolo -,  la dedica a Vespasiano e successivi  interventi di restauro, probabilmente poco rilevanti,  durante l’impero di Settimio Severo e di Caracalla.  La cella, protratta fino ai lati esterni per disporre della maggior superficie possibile, le scale anteriori che terminano nell’intercolunnio, la parete di fondo cieca, costruita a ridosso del Tabularium, nel quale per questa ragione viene chiusa la porta di accesso dal Foro: sono alcuni indizi dello sfruttamento di uno spazio limitato per la realizzazione di un tempio che doveva essere qui, in quest’area all’epoca densamente edificata del Foro Romano, alle pendici del Colle e del Tempio di Giove Capitolino, ricostruito prima da Vespasiano, poi dai suoi figli.