Pubblicato da Shazarch il 18 Mar 2021

Arco di Settimio Severo

Arco di Settimio Severo

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L’Arco di Settimio Severo viene eretto nel 203 d.C. nella parte nord-occidentale del Foro Romano, accanto ai Rostra Augusti e ai margini dello spazio antistante  la Curia Iulia. Ponendosi davanti al Tempio della Concordia, di cui nasconde parte della facciata, esso ridefinisce l’immagine del lato corto del Foro e segna un nuovo accesso monumentale a quest’ultimo. Non solo. L’Arco rappresenta il fondale prospettico della Via Sacra ed è da essa attraversato in uno dei punti più importanti del percorso delle processioni trionfali dirette al Tempio di Giove sul Colle del Campidoglio, un punto di snodo tra la Via Sacra e il Clivo Capitolino che viene ora segnato proprio dalla nuova struttura.

Diverse interpretazioni sono state date in merito alle preesistenze nello spazio successivamente occupato dall’Arco o ai rapporti tra quest’ultimo, il livello della strada e quello della piazza stessa del Foro con le relative pavimentazioni. Probabilmente, l’effetto scenografico voluto per questo lato della piazza viene rafforzato dalla contemporanea realizzazione di cinque colonne onorarie sulla tribuna dei Rostra Augusti.   

L’Arco definisce poi nuove relazioni con il contesto. Rimanda ad una colossale statua equestre di bronzo, che rappresenta Settimio Severo, eretta forse al centro del Foro, lì dove un tempo sorgeva l’Equus Domitiani. Si confronta probabilmente con il più vicino e più modesto Arco di Tiberio, con gli archi che si suppone stessero ai lati del Tempio del Divo Giulio, sul lato opposto del Foro, in particolare con l’Arco di Augusto, con il quale stabilisce un rapporto di continuità tematica ma che supera per dimensioni e monumentalità. La stessa monumentalità, che insieme alla ricchezza dell’apparato decorativo, lo distingue intenzionalmente dalla semplicità formale dell’edificio della Curia, sede del Senato.    

L’Arco di Settimio Severo è il segno di un’ambiziosa volontà di presenza nel Foro Romano, che si esplica anche in altri interventi di natura diversa, ad esempio nel restauro del Tempio di Vespasiano o del Tempio della Concordia e nella ricostruzione  del Tempio di Vesta. Il rapporto instaurato con questo spazio  e con i suoi monumenti dalla dinastia dei Severi, che inizia proprio con Settimio, è diverso da quello degli Antonini, degli imperatori adottivi. Esprime una ricerca di continuità ed insieme di rappresentanza, un’esigenza di legittimazione del potere e di affermazione della nuova dinastia.

All’arco, tipologia edilizia celebrativa e onoraria per eccellenza, è affidato, infatti, il compito di esaltare, con la monumentalità della sua struttura e con l’eccezionalità della sua posizione, le gesta del nuovo imperatore ma anche la solida presenza della sua stirpe.

Settimio Severo viene dalla Provincia romana d’Africa dove è nato, a Leptis Magna (non distante dall’attuale Tripoli), da una famiglia equestre; è il governatore della Pannonia superiore, quando, dopo l’uccisone di Commodo, ultimo rappresentante degli Antonini, si apre il conflitto per la successione tra gli imperatori nominati dai pretoriani e quelli acclamati dalle legioni. E’ l’imperatore accettato alla fine dal Senato, che entra a Roma vestito in toga e non armatus cum armatibus militibus (A. Momigliano, 1936), liberandosi poi progressivamente degli altri rivali. Per quanto si autoproclami figlio adottivo di Marco Aurelio, è da subito interessato a ripristinare il principio della continuità dinastica. E non è un caso che l’arco sia dedicato dal Senato a Settimio Severo e ai suoi due figli, Caracalla e Geta, anche se poi quest’ultimo verrà ucciso dal fratello e la damnatio memoriae cancellerà il suo nome dall’epigrafe stessa dell’Arco

Del resto, al di sopra dell’attico, come provano le testimonianze numismatiche dell’epoca, un importante gruppo statuario, non più esistente, rappresenta l’imperatore ed i figli su un carro trionfale trainato da sei cavalli. L’Arco, come già aveva affermato Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia, eleva le figure poste alla sua sommità “al di sopra degli altri mortali”, le innalza, in questo caso, su una struttura alta quasi 23 metri. 

I rilievi sulle facciate principali - scandite da tre fornici e da quattro colonne libere che poggiano su alti piedistalli - raccontano poi la campagna e il trionfo sui Parti, che porta alla creazione di nuove province, ad esempio la Mesopotamia. Come mostrano le tracce lasciate dalle lettere in bronzo, che un tempo componevano la densa iscrizione dedicatoria, l’Arco celebra “il ripristino dello stato e l’espansione dell’impero del popolo romano”. In questa messa in scena del potere, il tema del trionfo si unisce a quello della continuità dell’impero e della dinastia anche se, con Settimio Severo, inizia una diversa fase della storia romana nella quale cambiano ruoli ed equilibri tra aristocrazia senatoria, milizie, province dell’impero e il dominus prevale sul princeps.